sabato 3 gennaio 2009

Francesco Morena: un bisiaco star internazionale dell'architettura


FRANCESCO MORENA
"Monfalcone è in provincia di Shanghai"
di Enrico Arosio

Non è una star dell'architettura. Ma ha conquistato i cinesi. Per realizzare una new town da 100
mila abitanti
No, lui alla carica dei 500, i 500 imprenditori e operatori del made in Italy portati in Cina da Romano Prodi,
non ha partecipato. In quei giorni di settembre, mentre il presidente del Consiglio, quattro ministri e 12
delegazioni delle Regioni vorticavano tra Pechino e Shanghai tra centinaia di incontri bilaterali, lui,
l'architetto Francesco Morena se ne stava a Monfalcone provincia di Gorizia. A pensare a cosa? A Tong Li.
Alla città di Tong Li, una delle più antiche (tracce archeologiche di 5 mila anni fa) e più tutelate, patrimonio
Unesco dal 2000, a mezz'ora di strada da Shanghai; e anche alla Tong Li del futuro, alla new town da 100
mila abitanti da progettare e realizzare nei prossimi anni, chissà quanti.
È una nuova storia che arriva dal Nord-Est. L'avventura di un "architetto di provincia" (parole sue) che,
senza l'aiuto di Prodi, di Berlusconi, di un ministro, della Confindustria, dell'Ice, della Regione, di un
partito, di una lobby, ma solo grazie al suo lavoro e alle sue idee, ha trovato un Eldorado in Asia. Il salto di
qualità. L'occasione della vita.Chi è Francesco Morena architetto di provincia? È un professionista estraneo
allo star system italiano; fino a oggi: la sua presenza alla Biennale Architettura (con visita ed elogi del
presidente Davide Croff ) è anche la fine del suo anonimato. Il progetto Tong Li è una missione da far
tremare i polsi: piano completo di restauro per una delle più pregiate città storiche cinesi, una sorta di
piccola Venezia lacustre; master plan e progettazione della città nuova; elaborazione di una cintura
ecologica, basata su un modello di sostenibilità ambientale che qui è novità recente. Il tutto in società con
un collega cinese, anzi "un grande, vero amico", dice Morena mostrando una foto di loro due che discutono
con ampi gesti davanti a un porta di pietra di chissà quale dinastia. L'amico è Mi Qiu (leggi: Mi Ciu), artista
e architetto della generazione Tienanmen, una testa fine, un protagonista della intellighenzia under 50 di
Shanghai. Com'è successo tutto quanto?
Morena è di Monfalcone, città di cantieri, alle spalle il Carso, davanti il mare. Abita a Duino, sull'acqua, non
lontano dal castello dove soggiornò Rilke e che incantò i viaggiatori inglesi e danubiani. Ha cinquant'anni,
capelli corti, occhi chiari con un bagliore metallico. Indossa giacca nera gessata e T-shirt di Versace,
un'aria come da tedesco, cui si aggiunge una Porsche Carrera nera con interni in pelle color senape. A
Francoforte, guarda un po', ha lasciato una ex moglie tedesca, con figlio. La Porsche segnala i primi soldi
cinesi? Lui ridacchia, il suo nuovo studio a Monfalcone, 1.200 metri quadri in un edificio da lui progettato
con grandi vetrate accanto alla chiesa di Sant'Ambrogio, gli costerà oltre un milione 200 mila euro. Morena
ha una prima vita curiosa. Laureato a Venezia con Aldo Rossi, nei primi anni Ottanta era incerto se fare
l'architetto o mantenersi come pianista e cantante di blues con il suo gruppo Venice. "In Germania ho
suonato moltissimo, ma anche a Los Angeles, e funzionava, incidemmo anche qualcosa", racconta: "A
Francoforte era l'epoca del progetto 'Das neue neue Frankfurt', mi studiai bene, perché li vidi nascere, i
cantieri dei nuovi musei di Richard Meier e Hans Hollein. Aprii uno studio, lavorai due anni, poi rientrai in
Italia. Pensavo che sarei rimasto quel che mi sentivo: un architetto territoriale, che lavora a casa sua".
Si sbagliava. Cominciò con case, casette, negozi, villette. Poi condomini, alberghi, centri commerciali,
interni delle navi Fincantieri, poi gli shopping center di nuova generazione, quelli che hanno ricoperto di
'schei' tanti imprenditori nordestini. Infine il recupero di una grande area mineraria dismessa a
Bruxelles-sud, da trasformare in La Citadelle, quartiere multifunzionale con residenze, shopping, campi
sportivi e un po' di buchi dei mineurs come memoria e come attrazione.
"Ma qualcosa mi mancava. Sentivo che stavo cambiando: cercavo più qualità, più profondità, più senso",
racconta Morena mentre attacca uno scorfano al forno davanti al mare calmo di Duino: "Più che un
architetto mi pareva di essere un cameriere in un ristorante di lusso. Gli impresari pensavano al soldo. E
l'architettura era entrata in quest'era neobarocca, da fiera delle vanità, tecnologia esibita e
autocelebrazione. E io iniziavo a chiedermi: facciamo nuovi shopping center, ma noi cittadini viviamo
meglio? O siamo tutti omologati, un po' come l'effetto turbodiesel? Con le station-wagon che sgommano
ai semafori più di me in Porsche?".
ATTUALITÀ
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Nel 2004 arriva il fulmine. Parte dalla Svizzera, si scarica in Cina e illumina il suo vecchio studio a
Monfalcone. Una società di Lugano attiva con i developer cinesi, la Eurofinanziaria, invita Morena a tenere
una conferenza in un albergone di Shanghai sui rapporti tra la Cina e l'architettura europea. Morena non è
allenato: studia e si butta. L'intervento piace. Gli arriva un messaggio da un costruttore, Ma Xiao Ping:
vuole conoscerlo. Ne nasce l'incarico per un albergo di 500 camere, a forma di pesce, inclinato sul mare, e
altri edifici su un'isola di fronte a Shanghai collegata alla terraferma da un ponte di 32 chilometri.
"I rapporti di lavoro in Cina si consolidano in tempi lunghi", spiega Morena: "Se vuoi vendere il progettino e
far soldi al volo, è il posto sbagliato. Devi costruire l'amicizia, la fiducia. E direi anche lo scambio
spirituale. Con Ma si è parlato del rapporto fra terra e cielo, di orientamento Feng-Shui. Mai successo nulla
di simile con i miei clienti italiani". I cinesi lo stupiscono: "Per il loro narcisismo", dice. Ma è chiara la loro
ammirazione per la civiltà italiana, costruita sulle individualità, le soggettività, gli autori di grandi gesti.
Imprenditori cinesi gli presentano Mi Qiu, artista e architetto che dopo piazza Tienanmen era emigrato in
Svezia, Germania e Francia. Magro, simpatico, molto colto, capelli lunghi da rockstar. Diventano amici
parlando di tutto, di archeologia, filosofia, musica. "Notti intere a parlare, con una spontaneità come non
mi capitava da quando ero ragazzo". Mi Qiu lo introduce all'amministrazione di Tong Li, al governatore
della provincia. Tong Li, vecchia e nuova, è cosa loro. Il progetto riguarda 4 milioni di metri quadrati: sei
volte l'area di Milano-Bicocca. Da tre persone il suo studio è cresciuto a venti, dalla sera alla mattina.
I developer cinesi che avranno i terreni in concessione per 50 anni hanno partner finanziari svizzeri. Si
dovrà restituire, dopo i restauri, la città antica agli abitanti. Qui il turismo interno è cresciuto del 200 per
cento in pochi anni. Per ideare la città nuova, in una topografia complessa di laghi e di canali, tra boschi
intatti, luci azzurrine ma anche foschie e grigiori, bisogna creare team di specialisti: pianificatori,
paesaggisti, esperti di mobilità. "Faremo una squadra italiana", già Morena ha contattato il collega veneto
Aldo Cibic. Bisognerà valorizzare gli edifici rappresentativi sull'acqua, il municipio, il teatro, il centro
congressi, pensare ad alberghi, area business, zone residenziali: un'enormità. Il suo primo riferimento
europeo è lo sviluppo a mare di Barcellona. Funzionerà? Sul computer c'è una foto di lui con Mi Qiu in un
bosco insieme al governatore: "Romolo e Remo", sorride. Appare incredulo, e insieme adrenalinico. "In Cina
l'inizio è molto, molto lento. Ci vuole pazienza e anche modestia. Ma una volta partiti non ci si ferma più".

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