giovedì 20 agosto 2009

La scoperta di una nuova parola bisiaca: la "Pastorela" / lat. Motacilla cinerea


Lo studioso Mauro Casasola, parlando con l'esperto Giorgio Fantin, ha scoperto un nuovo termine, mai riportato nei nostri dizionari dedicati alla parlata bisiaca. Si tratta di "Pastoréla" che indica quell'uccellino, amante dei corsi d'acqua, che in latino è chiamato "Motacilla cinerea". Complimenti ai nostri due esperti di cose bisiache per aver scoperto questo nome così poetico e suggestivo.

martedì 18 agosto 2009

«Portiamo il dialetto bisiaco nelle nostre aule scolastiche»


il Piccolo — 17 agosto 2009
pagina 05 sezione: GORIZIA

Mauro Casasola, 24 anni, poeta che per esprimersi ha trovato naturale utilizzare l'idioma arcaico-veneto bisiaco, autore del "Vocabolario essenziale italiano-bisiac", si tiene alla larga dalla politica, ma, ritiene che la parlata locale avrebbe il diritto di fare il suo ingresso nelle aule scolastiche. Casasola, che si è accollato il non leggero impegno di guidare uno dei presìdi del bisiaco nel Monfalconese quale è l'Associazione culturale bisiaca, non crede che della parlata locale si dovrebbe spiegare la grammatica, impresa del resto forse improba in un'area dove alla popolazione più o meno autoctona si è sovrapposta in questi ultimi anni una forte immigrazione da altre zone d'Italia e dall’estero. Discorso valido soprattutto per Monfalcone e in parte per Staranzano e Ronchi, meno per il resto del mandamento, dove il bisiaco di fatto sopravvive. A scuola, però, secondo Casasola, si potrebbero illustrare storia e tratti salienti della parlata locale, ricostruendo così anche la storia di un territorio e di una città che nascono prima dei cantieri navali, fonte prima dell'immigrazione dall'Istria, dal Quarnero poi dalla Puglia e infine dal Meridione d’Italia, Balcani e Bangladesh. Casasola, ha senso portare l'idioma bisiaco nelle scuole? L'associazione organizza già dei corsi, ma entrare nelle scuole può essere a tutti gli effetti più impegnativo, anche perché ci si deve rapportare con un ambito istituzionale. Dal punto di vista linguistico lo ritengo fattibilissimo, da quello politico potrebbe esserlo meno. Penso al friulano il cui status di lingua è stato riconosciuto, potendo contare quindi su fondi non indifferenti. L'obiettivo dovrebbe essere quello non di insegnare la grammatica, ma effettuare un discorso più aperto sul linguaggio, passando per la storia e la cultura locale. In questo senso mi pare vadano anche le indicazioni del nuovo dirigente scolastico regionale. Un discorso di educazione al bisiaco è fattibile però anche a Monfalcone, dove circa un terzo della popolazione è di recente immigrazione? La composizione della popolazione è senz'altro più variegata, ma introdurre il bisiaco nelle scuole sarebbe un arricchimento comunque, tenuto conto che i putei sono in grado di assorbire moltissime cose e potrebbero quindi imparare anche parole e usi particolari del territorio. A Monfalcone anche i locali parlano ancora bisiaco o no? Poco, perché sono arrivati gli istriani prima e i triestini poi. Mia nonna, bisiaca nata a Monfalcone, parlava il dialetto come lo si parla ancora oggi nei paesi. La parlata che si trova a Pieris e Turriaco, è vero, è difficile scoprirla ancora a Monfalcone, dov'è però non è scomparsa del tutto. Dov'è allora il nucleo forte del bisiaco? A Turriaco, Pieris, Bean, San Canzian e San Piero. Anche Fogliano, ma andando a cercare, perché è vero che tanti non sono orgogliosi del bisiaco e tendono quindi a parlare fuori casa un dialetto triestinizzato. E i ragazzi, chi ha 24 anni come lei, lo parlano ancora? È stata fatta un'indagine da cui risulta che il 60% dei ragazzi interpellati si sente bisiaco, ma di fatto il dialetto lo parla pochino o, meglio, parla un bisiaco ripulito. Può aiutare il coinvolgimento, come avverrà quest'anno, dell'Associazione culturale bisiaca in una manifestazione come Absolute Poetry? Ritengo di sì, anche se lascia un po' perplessi il fatto che l'Associazione bisiaca debba essere messa sullo stesso piano dei sodalizi che si fanno portavoce della minoranza slovena e friulana, che già hanno ottenuto un riconoscimento formale e fondi. Forse si dovrebbe effettuare uno sforzo maggiore per sostenere l'identità più debole, cioé la nostra. (la.bl.)